Archive for the 'ICS POPPI' Category
Come avrete capito da voi, e come vi avranno comunque spiegato i vostri insegnanti e i vostri genitori, Armanduk desidera farvi conoscere la bellezza e la storia dei luoghi dove alcuni di voi sono nati, e tutti voi vivete. Dovete sapere che c’è in Casentino, precisamente a Stia, un’associazione che si propone di far conoscere i nostri monumenti, le nostre montagne e la nostra natura con … piacevoli passeggiate: un modo bello e rilassante di studiare. Questa associazione è parte di un’associazione più grande, che si chiama CAI, cioè Club Alpino Italiano. Se vi interessa conoscerli, e passeggiare con loro, potete dire ai vostri genitori che ci sono alcuni appuntamenti interessanti, anche durante le vacanze e nel prossimo anno scolastico.
Il 10 agosto c’è una escursione bellissima, durante la notte! Salirete al Passo della Calla per vedere le stelle cadenti (ricordate di esprimere un desiderio quando ne vedrete una: chissà che si avveri!).
L’8 settembre c’è la Castagnata, una merenda a base di castagne cotte sul fuoco.
Suggerite ai vostri genitori di approfittare di una di queste occasioni: imparerete tante cose senza aprire i libri (non so se mi spiego!).
Per informazioni telefonate alla sig.ra Silvia Giabbani (320 1113936).
Il vostro Armanduk
Caro professor Armanduk,
siamo all’inizio del secondo quadrimestre e noi ragazzi della II B dell’Istituto Comprensivo Poppi, scuola secondaria di I, proviamo nuovamente a farci risentire, anche incoraggiati dalla sua e-mail di dicembre che ci ha spinti a provare ulteriormente. Inoltre questo scambio culturale, che avviene in modo originale, ci entusiasma e ci diverte molto.
In ambito storico abbiamo svolto una ricerca: “Il cibo nel Medioevo” nella nostra vallata. Durante l’analisi e lo sviluppo di tale lavoro abbiamo constatato che molti piatti poveri dell’epoca medioevale ancora permangono nella tradizione culinaria odierna casentinese.
Il cibo dei poveri era semplice, con molte verdure, avanzi e pane nero. I ricchi, invece, mangiavano carne in abbondanza e pane bianco.
Oggi le situazioni si sono capovolte: sono diventati più costosi i cibi contadini, perché considerati, giustamente, genuini.
Ricetta dopo ricetta abbiamo scoperto che la cucina medioevale casentinese era una arte che richiedeva molta dedizione ed inventiva. Semplicità, sobrietà, genuinità ne sono le caratteristiche; regna il senso della misura ed il rispetto degli ingredienti e dei sapori naturali.
E’ una cucina schietta, rustica, ma, se vogliamo, anche raffinata. Indro Montanelli, parlando della cucina toscana afferma:” Cucina asciutta, fatta di cose essenziali e nient’ altro che asciuttezza è la loro stessa parsimonia che non va confusa con l’avarizia, poiché più che calcolo economico è un abito mentale”
Occorre precisare, prima di intraprendere questo nostro lavoro che il pomodoro è stato introdotto in Europa alla fine del 1500 per cui, quando viene da noi menzionato nelle nostre ricette, è da considerarsi un ingrediente “aggiunto” successivamente al periodo medioevale e cronologicamente sempre più vicino a noi. Si tratta spesso di un arricchimento o completamento di ricette che si vanno via via un po’ trasformando secondo una evoluzione storico-sociale.
Panzanella
Un piatto caratteristico che presentiamo è la ricetta della “Panzanella”, un piatto povero, ma buono e saporito. Ancora oggi viene usato il pane secco toscano che avanza, messo a mollo e mescolato a cipolle, pomodori, cetrioli, insalata, basilico e condito con olio, aceto e sale. Può essere servita a pranzo,cena,per primo piatto o contorno, come avveniva nel passato. Una preparazione simile alla Panzanella è il “ Pan lavato” di cui parla Boccaccio nel Decamerone.
La panzanella è sempre piaciuta. Nel ‘500 il pittore fiorentino Agnolo di Cosimo (1502_1572) detto “il Bronzino”, scrisse addirittura delle rime in suo onore nel suo
poemetto “Della Cipolla” * che la indicava preparata, oltre che con il fragrante bulbo che dà il titolo al poemetto stesso, con la porcellanetta( porcellana molitoria) erba rustica saporitissima.
Chi vuol trapassar sopra le stelle,
en’tinga il pane e mangia a crepapelle
un’ insalata di cipolla trita,
con la porcellanetta e citriuoli
vince ogni altro piacer di questa vita,
considerate un po’se aggiungessi
bassilico e rucchetta!
*c.f.r. “Della Cipolla” manoscritto Magliabechiano, biblioteca Nazionale di Firenze
Durante il loro viaggio, i pecorai del Medioevo, con al seguito la famiglia, cucinavano le provviste che avevano portato con loro ( pane-uova-carne di maiale-patate). Il pane, dopo qualche giorno, diveniva secco; allora si preparavano dei piatti che permettevano di usarlo, anche se duro.
Un piatto tipico dei pecorai era l’ Acqua Cotta, ricetta in uso ancora oggi, apprezzata anche dai turisti e rinomata.
La tradizione di non gettare il pane, in Casentino, è stata trasmessa dai nostri nonni, che hanno vissuto in un’ epoca priva di consumismo che sapeva dare alle cose il giusto valore.
Presso i nostri anziani, ancora oggi, è usanza non appoggiare mai il pane rotondo da 1 kg dalla parte sbagliata, capovolgendolo, perché considerato un gesto non rispettoso nei confronti di un elemento fondamentale, ritenuto “sacro”.
Acqua cotta
E’ uno dei piatti che caratterizza la cucina casentinese dal Medioevo fino ad oggi.
Nel corso degli anni la ricetta è variata continuamente: inizialmente era una zuppa composta da verdure e carne secca cotti nel brodo accompagnata da pane abbrustolito.
Negli anni successivi sono stati aggiunti alla ricetta base pomodori e uova per rendere il tutto più ricco e appetitoso.
In una padella mettere olio e cipolla tagliata a fettine. Unire una bella manciata di basilico e i pomodori freschi tagliati a fette sottili. Far cuocere il pomodoro insieme alla carne secca fatta a dadini. Insaporire con sale e peperoncino. Rompere quindi le uova e metterle nell’ acqua bollente. Preparare un vassoio con le fette di pane raffermo.Quando la chiara dell’ uovo è bianca, adagiare le uova sul pane e aggiungervi il contenuto della padella precedentemente preparato: aspettare infine che il tutto sia inzuppato bene e gustare.
Pancotto
Il Pancotto si trovava alla base dei piatti poveri e i suoi ingredienti erano semplici e genuini: pane secco,verdure e albume di uovo,per cui poteva essere un piatto unico con il quale si poteva sfamare tutta la famiglia.
Anche in questo caso troviamo il pane secco avanzato che veniva messo a bollire un paio di minuti in modo che si ammorbidisse.
Il pancotto può essere preparato anche oggi,magari come contorno,con gli avanzi del nostro pane che altrimenti finirebbe nella pattumiera
Cavolo nero
Il cavolo nero, parte integrante del paesaggio casentinese, posto lungo i filari delle viti, con i suoi fiori gialli annuncia la fine dell’ inverno. Appare nelle minestre, nei minestroni, come contorno, mentre diviene il principale ingrediente dei “crostini di cavolo nero” che non sono, nonostante il nome, antipasti, ma primo piatto.
Questo cavolo nero “ a penna” è disponibile sul mercato ai primi freddi, proprio quando è pronto l’ olio nuovo, appena franto, indispensabile per questo squisito piatto.
Crostini di cavolo nero
Far cuocere in acqua salata , non abbondante , le foglie più tenere del cavolo dopo aver loro tolte le costole. Da un pane casalingo , tagliare delle fette alte un dito, arrostirle, strofinarle con aglio , tuffarle rapidamente nell’ acqua in cui è stato cotto il cavolo , salarle , peparle, cospargerle d’olio e servirle ancora calde , ponendoci sopra il cavolo nero, precedentemente battuto. Mettere in forno per qualche minuto.
Una volta questo ottimo piatto caratterizzava le vigilie specialmente quelle cosiddette “nere”, cioè assolute, con divieto di mangiare anche uova e latticini.
Polenta
Da sempre definita “il piatto dei poveri”, la polenta sta alla base di molte vivande, grazie alla sua bontà e semplicità: infatti, altro non è se non farina di cereali cotta in un paiolo.Ha un sapore molto “neutro”, percui si puo abbinare a condimenti di vario tipo.In base alla tradizione andrebbe servita sul tagliere di legno, tagliata a fette con un filo di cotone da cucito teso tra le dita.
Nei mercati paesani è possibile ancora oggi gustarla cucinata in vari modi presso i nostri banchi gastronomici.
Continuano ad esserci molti acquirenti!!
Nel Medioevo la carne veniva mangiata raramente, nelle grandi occasioni o nelle feste, quindi era un affronto buttare gli avanzi di questo alimento.
La gente di quel tempo inventò allora un piatto che univa i vari avanzi di carne della domenica (pollo, coniglio, piccione, bollito…) a degli aromi dando così origine alla…
Scottiglia
Se un contadino avesse voluto farla da solo non ci sarebbe riuscito; ma, usando gli avanzi di carne anche di altri contadini, ciò diveniva possibile…”L’unione faceva la forza!” I nostri antenati, quindi, usarono le loro scarse risorse per conseguire il massimo risultato sia sotto il profilo gastronomico che nutrizionale.
Ancora oggi viene apprezzata dai turisti.
“Dulcis in fundo!”
Passiamo ora al dessert: quasi tutti i dolci casentinesi sono legati a ricorrenze religiose e festive; sono frutto di preparazioni modeste,tuttavia di ottimo gusto e richiamano alla memoria un mondo fatto di sapori semplici anche perché, nel corso del tempo,non era sempre facile potersi procurare gli ingredienti necessari per la loro preparazione.
Nel 1514 i rappresentanti della comunità di Pratovecchio stanziarono una somma di denaro per offrire dei doni a Giuliano dei Medici che,con altri nobili, si trovava a Bibbiena e che ebbe modo, nell’occasione,di visitare anche il nostro”Prato Magno”.
Gli furono donati una vitella, quattro barili di vino e i “berlingozzi” per la cui preparazione furono acquistate 300 uova.
Proprio dalla distinta della spesa è stato possibile ricavare gli ingredienti usati.
Berlingozzi
Mettere in un’ insalatiera un uovo, un cucchiaio di zucchero, olio, una buccia di limone, sale e farina. Si impasta il tutto come a formare un pane. A parte, a bagno, poniamo l’anice nel Vin Santo. Si modellano le ciambelle, quindi si lessano per 5 min. in acqua bollente salata con aggiunta di olio. Dopo averle tolte dall’acqua, si distendono su un canovaccio per farle raffreddare e si infornano a 250° su una griglia fino a quando si colorano.
I berlingozzi, detti anche “ ciambelle lesse”, sono dolci molto antichi che venivano scambiati nella Pasqua di resurrezione e che sono stati tramandati fino ad oggi.
Volete un consiglio? Assaggiateli!!
Nei forni casentinesi sono ancora presenti durante il periodo pasquale.
Sono molte però le famiglie (anche degli alunni della nostra II°B) che li fanno in casa, a mano.
Le castagne, fin dal medioevo,hanno sempre sfamato intere generazioni di Casentinesi anche durante i periodi di difficoltà e di disagio.Nei patti agrari dei poderi di montagna,era previsto piantare ogni anno un determinato numero di “castagnoli” perché tali piante così importanti per la nostra economia,rimanessero sempre presenti e non diradassero mai.
Le castagne erano usate fresche “capi bianchi” o secche ottenute anche per mezzo dei seccatoi, piccoli fabbricati in pietra eretti nelle selve di castagno: quelle secche erano dette “I confetti del Casentino”.
Le più belle, lucide e grosse “ i marroni” sono ancor’ oggi quelle di maggior pregio.
Il castagnaccio,o “Baldino”, è stato sempre definito a ragione,attraverso il tempo,uno “sfamafamiglie”
Castagnaccio
In un contenitore mettere farina di castagne,zucchero,un pizzico di sale,poco latte,acqua e un cucchiaio di olio mescolando bene. Unire noci,pinoli e rosmarino.
Versare il composto in una teglia e cuocere in forno per 40 min.
Gentile professor Armanduk,
e ora facciamo finta di averlo avuto come gradito “ospite” e commensale alla nostra tavola virtuale.
Speriamo che qualche piatto sia stato di Suo gradimento, noi glielo abbiamo offerto con tutto l’impegno possibile!
Un metaforico “Buon appetito!” ed un saluto cordiale.
I ragazzi della II B – scuola secondaria di 1° grado di Poppi
Abdi Amir, Alterini Ludovico, Beres Ciprian, Borghetti Silvia, Brunetti Agnese, Bucarelli Francesco, Cappelli M.Veronica, Ceccherini Angela, Certini Leonardo, Cherubini Carla, Chiarini Davide, Cutini Irene, Fabbri Gabriele, Francioni Giulia, Gaietti Sara, Ghelli Angelo, Mariut Alin, Marotta Stella, Micheli Federica, Rossi Adele, Vangelisti Laura.
Insegnante di Storia e Geografia: Orlanda Dirozzi
Cari aquilotti e care aquilotte della II B.
Devo fare i complimenti più sinceri a voi, alle vostre Prof. e ai vostri Prof. per il bel lavoro che mi avete mandato: utilizzando l’elettronica, il computer, la tastiera, lo scanner - e la vostra curiosità e intelligenza, ovviamente - avete fatto quello che prima di voi hanno fatto i vostri genitori, i vostri nonni, bisnonni, avoli, trisavoli etc. (che non è uno starnuto): avete assicurato un futuro alla antica sapienza della vostra terra. Le informazioni che avete raccolto serviranno a voi per diventare grandi, come sono servite ai vostri genitori, nonni, bisnonni, avoli, trisavoli etc. (che non è un altro starnuto), vi serviranno quando sarete grandi, e serviranno a quanti nasceranno dopo di voi, perché le cose che finora venivano tramandate oralmente, voi aquilotti le avete scritte … e sapete come dicevano gli antiche romani?
Verba volant
scripta manent!
Cioè: le parole volano, le cose scritte rimangono (a meno che non voli via anche il foglio, aggiungo io … Ma gli antichi romani le cose importanti le scolpivano nel marmo: il vento poteva pur soffiare ma …).
Per condividere con le altre scuole i risultati del vostro lavoro avrete un vostro spazio nel sito Armanduk, così anche amici e parenti lontani potranno vedere il vostro lavoro.
Buon lavoro!
Armanduk
Benvenuti!
Filastrocche, aneddotti e proverbi: le interviste dei ragazzi della 2^ B secondaria 1°
posted by armanduk @ 11:22 AMGentile Prof. Armanduk,
siamo i ragazzi della 2′ B ist. comprensivo Poppi,secondaria 1° e abbiamo aderito alle iniziative del vostro sito per noi molto interessante.
Abbiamo fatto delle interviste ai nostri nonni e a delle persone anziane del paese di Poppi che ci hanno reso la loro testimonianza su filastrocche e brevi canzoni popolari e aneddoti, proverbi propri del nostro territorio. È emerso che questi anziani, tutti, erano a conoscenza di comuni vecchi detti.
Inviamo una breve canzone popolare che,secondo le nostre ricerche, veniva cantata nei periodi di pace che succedevano alle guerre anche medioevali.
È una canzone liberatoria e gioiosa:
Ecco Poppi
che rimbomba
come l’onda in mezzo al mar.
Zitti,zitti
piano,piano
ci vogliamo rallegrar
Chi picchia di qua
chi picchia di là
chi batte le mele per terra
E questo l’è qui
e questo l’è là
e questo l’è un campo di guerra.
Nell’ultima strofa si manifestano forme dialettali proprie del parlato casentinese.Questo testo veniva arrangiato e cantato.
Presentiamo ora un detto famoso nella cultura popolare poppese:
Quando Fronzola
fronzolava
Poppi e Bibbiena
tremavan
Il castello di Fronzola era infatti situato in una posizione strategica nella vallata tanto che, dalle sue torri, ben quattro,si aveva una visuale a 360°.Tutti gli altri”castra”erano ben controllabili da questo castello.Durante il periodo di massimo splendore”quando Fronzola fronzolava”,sotto il casato di Guido da Battifolle,prima della venuta dei Fiorentini,se il castello aveva intenzione di fare guerra, Poppi e Bibbiena,i “castra” più vicini
“tremavan”.Fronzola,intorno al 1100,aveva un territorio che arrivava fino a “Capo-Leonis,Capolona attuale”.Questo detto,insieme a tanti altri veniva riferito anche alle veglie fra i coloni ed i piccoli lo imparavano.
Aneddoti raccontati e tramandati con molta frequenza
-Dante Alighieri, durante il suo esilio, si allontanava, dopo esserne stato ospite, dal castello di Romena, in quanto ricercato.
Nel sentiero costeggiato dai cipressi incontrò due gendarmi che gli chiesero:”Buon uomo, sapete se a Romena sosta Dante Alighieri che andiamo cercando?”
Il poeta, con molta astuzia, rispose gentilmente:”Quando v’ero,v’era“ e proseguì il suo cammino
-Sempre nel sentiero di Romena il poeta fu fermato da un contadino che gli chiese:”Dante, qual è il cibo da voi preferito?”
Lui rispose:”L’ uovo” e si incamminò nuovamente.
………………………….l’anno seguente
Lo stesso villico, ritrovando Dante nei soliti luoghi, gli domandò:”Con cosa?” pensando che la risposta non sarebbe pervenuta
Risposta:”Col sale” E il contadino rimase esterrefatto.
-Un padrone molto tirchio dà ai villici:”Cipolle ed agli” da mangiare nella sosta del lavoro.
I contadini:”Cipolle e agli, e così dagli!!” lavorano con lentezza e debolezza.
Visto che il lavoro procedeva a fatica, il padrone dà loro successivamente:”Pane,vino e castrato”.
I coloni,veloci come un fulmine, controbattono:”Pane, vino e castrato, s’è tagliato tutto il prato!”
È proprio vero che il contadino ha le scarpe grosse e il cervello fino.
PROVERBI della zona di Poppi
Niente hanno da invidiare ai fiorentini i linguacciuti casentinesi!
-Fiorentin mangia-fagioli
lecca piatti e tovaglioli
e per farla più pulita
si leccava pur le dita
-Si va a Firenze a far le riverenze
(il contadino casentinese, una volta giunto in città, doveva mantenere un contegno più grazioso_proverbio ironico)
-Il vento fiorentino porta il diavolo in Casentino
Proverbi inerenti alle stagioni
-Per la Candelora o bufi o piova
dell’ inverno siamo fora.
O sole o solicello
Siamo a mezz’ inverno
-Piove come Dio la manda!
(uso frequentissimo) Riferimento al verbo impersonale derivante dal latino “Iuppiter pluit”, secondo la grammatica storica.
-Quando la Verna mette il cappello,Bibbienesi aprite l’ombrello!
Di una persona lenta a camminare..
-E pa’ che cammini sull’ova
- La va che pa’ che la torni
Di una persona poco sveglia..
-L’è più ‘ndietro d’una martinicca
-L’è un minchione
Di una persona ricca..
-L’ha i’pportafogli a organino
Di un oggetto grinzoso..
-L’è tutto rincincignato
Difetti della gente..
-L’ha du’ occhi che paion du’
ova ar tegamino
-L’è rosso come un billo
-L’è secco come n’uscio.
-L’ha du’ gambe che ce passa ‘n carro armato
-I toscani, dove non arrivano con la bocca, arrivano col naso
Detto di persone anziane..
-è vecchio come un cucco
-Bisognino fa trottar la vecchia
-La vecchiaia la vien con 19 mancamenti
e la gocciola al naso che son 20
-Ne sa più un vecchio nel canto,
che un giovane nel campo
Di una persona veloce
-E va che pà unto
Altri
-La gallina mugellese ha cent’ anni e dimostra un mese
-Chi beve il vin con la minestra,
vede il dottore dalla finestra
-Arno vuoto,granaio pieno
-Chi vuol vivere e star bene prenda il mondo come viene(cfr lo spirito rinascimentale proprio del “Trionfo di Bacco e Arianna” di Lorenzo il Magnifico)
Se il nostro intervento Le sembra utile,invieremo,in seguito, altro materiale su argomenti di vario tipo.Grazie della cartellina che ci è stata regalata.
Saluti i ragazzi della 2B.