I MONACI CAMALDOLESI

Ma torniamo a Camaldoli. Avrai dunque capito che i monaci benedettini Camaldolesi dividevano la loro vita tra preghiera, studio e lavoro. Lavorare significa produrre e quindi vendere il prodotto. Vendere il prodotto significa aver contatto con la gente, cioè con i possibili clienti del tuo prodotto, di ciò che hai realizzato con il tuo lavoro. Adesso tu mi chiederai: quanta gente poteva salire a Camaldoli, in un tempo in cui le strade erano poche, e quelle poche evitavano montagne come quella di Camaldoli? E forse i più attenti tra voi si saranno chiesti “ma la parola “eremo”, non vuol dire luogo solitario? Come facevano dunque i monaci a cercare clienti se volevano rimanere soli?”. Infatti i Camaldolesi si erano organizzati in tre strutture.

L’Eremo, in alto, in mezzo alla foresta, dove viveva chi voleva star solo in preghiera. Puoi visitarlo seguendo la cartina delle tavole precedenti: vedrai oltre una cancellata una serie regolare di casette con tanto di orto-giardino recintato, ciascuna abitata da un singolo monaco. Una, quella che la tradizione dice di san Romualdo, è accessibile a tutti.

 
Ti mostro due immagini dell’Eremo, una dei nostri giorni, l’altra del 1902.
Come puoi vedere, nulla è cambiato in oltre un secolo, e solo la data scritta a penna ti dice quale delle due immagini è la più antica!

Sempre nella foresta, ma in una zona più accessibile, è il monastero, dove vivevano i monaci non eremiti e i laici che curavano la coltivazione della foresta. Qui era la sega idraulica per lavorare il legname e la farmacia, che utilizzava la foresta e le sue erbe per la preparazione di composti officinali, cioè farmaceutici. Qui risiedevano coloro che, pur non essendo monaci, aiutavano nella coltivazione della foresta e nel trasporto dei tronchi.

 

  

Il monastero era talmente grande che, all’inizio del secolo scorso, fu utilizzato in parte come albergo, come puoi vedere da questa cartolina. Accanto sono due immagini della Farmacia: quella in bianco e nero è stata ripresa oltre 100 anni fa, ma se confronti la confronti con quella a colori, dei nostri tempi, troverai poche differenze. Quali?
Prova adesso a confrontare la vecchia foto del “Grande Albergo” con la realtà di oggi: anche qui noterai poche differenze!


 

LA MAUSOLEA

Ai piedi della montagna, dove finisce la valle del Casentino, c’è poi la Mausolea, un bell’edificio costruito alla fine del ‘400 e più volte modificato e arricchito: qui i clienti potevano arrivare comodamente, anche d’inverno, qui si trattavano gli affari e i monaci delegati vendevano le partite di legname e quanto veniva prodotto nelle grandi tenute agricole di proprietà. Qui si ospitavano anche i monaci più anziani, che scendevano dalla foresta per approfittare del clima migliore.
E questo luogo era un punto di riferimento non solo per Camaldoli, ma per tutta la piana di Soci: sulla facciata potrai notare ben due meridiane, qui si sapeva l’ora esatta della giornata; e la si conobbe con maggior precisione – e anche senza Sole! – quando fu montato un orologio meccanico, con la campana che faceva udire anche a grande distanza l’ora esatta. Torneremo più sotto su questo punto

Qui sopra hai una pianta della Mausolea: orienati con la bussola, sai riconoscerne gli edifici? Dov’è la scuola? Qual è il palazzo più antico? Se sei alla Mausolea, da che parte sei arrivato? In che punto sei adesso? Qual è l’altezza sul livello del mare del piazzale di fronte alla scuola? Aiutandoti con le indizazioni delle quote puoi capire che il terreno è in leggera pendenza: dov’è più alto? Dove più basso?

Adesso confronta la cartina con le foto dal satellite qui sotto, Come puoi osservare, la cartina non segna le cose che non sono fisse, ad esempio le automobili! Inoltre semplifica la visione delle cose: il viale alberato è segnato con dei pallini, il ruscello con una linea azzurra. Inoltre segna cose che non si vedono: le curve verdi sono le “curve di livello”, indicano cioè in che modo sale o scende il terreno rappresentato; la linea tratteggiata viola con quadratini è un acquedotto sotterraneo: nella foto aerea non si vede, ma nella cartina è segnato per evitare che qualcuno, arando o facendo dei lavori nel terreno, lo danneggi.