SOCI: TRA TOPONIMI, CARTINE E VECCHIE IMMAGINI
Ma torniamo finalmente in Casentino, e proviamo a interpretare alcuni toponimi che appaiono in questa carta militare. Esaminiamone dapprima tre: partendo da SO e scendendo verso SSE troverai: Casa Selva, Farneta, le Paline.
Capisci subito che questi tre nomi hanno in comune il loro riferirsi al bosco, al legname. Per due toponimi la cosa è chiarissima.
Casa Selva si riferisce a un’epoca in cui la casa era dentro o ai bordi di una “selva”, di un bosco.
Le Paline ricorda i pali.
Forse meno chiaro per te è il rapporto con il bosco di Farneta, ma questo ti sarà chiaro quando saprai che esiste un tipo di quercia che i nostri contadini chiamano “farnia” e gli antichi romani “farnea”; Farneta quindi è stato, prima che un nome, un aggettivo derivato da farnea: farnea>farneta, come quercia>querceta. Quindi Farneta è un modo per dire “querceta”. Torniamo a “le Paline”, il luogo dei pali, cioè il luogo in cui venivano coltivate delle piante che producevano rami lunghi e robusti, oppure tronchi dritti e sottili, adatti per la realizzazione di pali. Devi ricordare che, in un tempo non molto lontano, non c’erano le industrie a produrre le tante cose che oggi utilizziamo. Per avere un palo lungo, sottile e robusto insieme occorreva rivolgersi al bosco, e selezionare quelle piante che davano rami o fusti da utilizzare come pali. Perché si formassero pali come quelli che vedi nella foto qui accanto, scattata 50 anni fa, occorrevano anni: puoi quindi immaginare quanto fosse costosa una quantità di pali come quella fotografata.
E quanto fossero utili questi pali tagliati nei luoghi delle “paline” te lo dicono le due immagini che vedi qui sotto, ambedue scattate in Casentino: quella in bianco e nero è di 100 anni fa, quella a colori è ovviamente più recente, ma sempre molto più vecchia di te: ha 30 anni.
Per secoli, la cura di andare a “Le Paline”, cioè nei tratti di bosco ove si potevano tagliare pali, era affidata alle donne: i pali sono sottili e leggeri, basta quindi la forza di una sola donna per tagliarli e per portarli a casa, anche con lunghi spostamenti a piedi: quando è stata scattata la prima foto le automobili ancora non esistevano, e quando è stata scattata la seconda non erano molte le donne di campagna che sapevano guidarle. Anche da foto come queste puoi capire come sia più facile e più comoda la vita di oggi.
E ora osserviamo questa nuova cartina di Soci: è più precisa della prima, puoi vedere le strade del paese e riconoscerne le case. A Nord della Mausolea riconoscerai un toponimo interessante: La Pieve, a Sud un altro toponimo che forse non conosci: Podere Gualtiere.
Ti aiuto a capirne l’importanza.
La Pieve: “La pieve è una chiesa - penserai tu -, ma non mi sembra di aver mai visto una chiesa in quel gruppetto di case che trovo prima di arrivare a Partina”.
E in effetti una chiesa non c’è.
O meglio, una chiesa oggi non c’è più. Perché, come dice il toponimo, una chiesa, per la precisione una pieve, c’era una volta: basta che entri tra le case e ne troverai le tracce sui muri. Archi, colonne, lastre scolpite, un capitello con una croce: è chiaro che qui, un tempo, c’era appunto una Pieve. Una chiesa che è stata abbandonata perché i fedeli preferirono andare nelle chiese di Partina e di Soci, più vicine alle loro case. Le strutture della chiesa abbandonata sono state poi utilizzate come casa colonica!
Le Gualtiere. Probabilmente qualche vecchio, a Soci, t’indicherà questo podere anche con il nome di “Le Gualchiere”. E a Bibbiena Stazione c’è una “via delle Gualchiere”.
Come avrai notato, anche questo toponimo ha un articolo, e questo lo rende particolare, visto che i nomi di luogo, di solito, non hanno articolo: Poppi, Bibbiena, Soci, Camaldoli. Come sai, l’articolo si mette davanti a un nome, a un sostantivo: è il caso de “La Pieve”, o de “Le Paline”, che abbiamo visto sopra. Quindi, anche le “gualtiere” o le “gualchiere” sono nomi.
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